domenica 9 settembre 2012

Due piccioni con una Favia

Nel momento in cui Monti pontifica contro le forze politiche 'antagoniste e populiste', Napolitano parla di 'impegni europei da rispettare oltre Monti' e mentre la BCE si arroga poteri assoluti di sorveglianza bancaria, la trasmissione di La7 Piazzapulita fa andare in onda un presunto fuorionda del consigliere regionale dell'Emilia Romagna Giovanni Favia che accusa Casaleggio di essere il grande burattinaio di Grillo e del M5S. Che dire, la coincidenza di tempi è veramente strabiliante e se aggingiamo tutte le strane anomalie di questo fuorionda allora c'è più di qualche motivo per gridare al complotto, che non avrebbe potuto avere scenario migliore di una rete 'neutrale' come La7 e di una trasmissione condotta da giornalisti di provata indipendenza come Telese e Formigli (più il secondo del primo, per la verità). Se poi scopriamo che l'intervista e il relativo fuorionda risalgono a luglio e lo scoop viene tirato in ballo solo adesso, allora ci troviamo di fronte al classico caso in cui tre indizi fanno una prova. Peccato che i 'grandi comunicatori' Grillo e Casaleggio e il M5S stiano facendo di tutto per assecondare la strategia complottista, con un atteggiamento all'insegna del 'chinati giunco che passa la china' degna dei migliori 'partiti morti!' della prima e della seconda repubblica: Grillo non ha ancora proferito parola - tanto era lesto a rispondere a ogni quisquiglia di Bersani - e i militanti si limitano a parlare di gossip e montature mediatiche. Insomma, reazione migliore i complottisti non la potevano sperare, basata sulla sostanziale negazione del problema. Il primo problema è che, complotto o no, Favia ha detto determinate cose che rendono incompatibile la sua presenza o quella di Casaleggio nel M5S e al momento entrambi rimangono saldamente ai loro posti. Il secondo problema, molto banalmente, è Casaleggio stesso, che pensava di cavarsela dalle accuse di Favia con due righe di comunicato a margine del blog di Grillo. Favia, imbeccato o no poco importa, ha ragione a sostenere che Grillo non potrebbe mai aver organizzato da solo l'imponente macchina da guerra del M5S e l'assoluta contrarietà a qualsiasi tipo di contraddittorio del comico genovese non è altro che la prova della sua incapacità a sostenerne. Se si facesse chiarezza esattamente su cosa è opera di Grillo e cosa è opera di Casaleggio forse una volta per tutte finirebbero anche le leggende metropolitane su Casaleggio massone del New World Order e amenità simili. Ma facendo così verrebbero fuori tutti i limiti di Grillo, che non potrebbe più accreditarsi come guru non certo sostituibile da Casaleggio, la cui immagine ricorda troppo un Luciano Benetton più snob e antipatico (persino dal nome aristocratico di Gianroberto), ben poco adatto a scaldare i cuori del popolo grillino. Alla fine l'unico che avrebbe un'investitura popolare di un certo spessore, il sindaco di Parma Pizzarotti, si limite a qualche parola di circostanza. Dopo lo scoop-non scoop di Favia, il M5S si conferma essere insieme la più grande speranza e il più grande limite per un reale cambiamento politico italiano, con la bilancia però che dopo questo fatto si sposta pericolosamente dalla parte del 'limite'. Ma la speranza, si sa, è l'ultima a morire.

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