lunedì 7 aprile 2014

Renzi, basta la parola!

Avevamo sempre pensato che lo stravolgimento della Costituzione avrebbe recato con sé le facce vecchie e brutte di Berlusconi, Cicchitto e Schifani, e invece sembra che tanto orrore sarà edulcorato dalla presenza bella e giovanile di Renzi e Boschi, quest'ultima particolarmente aggressiva nei confronti degli intellettuali come Rodotà e Zagrebelsky, accusati di impantanare da trent'anni il percorso delle 'riforme' - sicuramente la parola più abusata della neo-lingua orwelliana.
Forrest-Renzi corre, e si appresta con o senza Berlusconi a varare un processo di modifica costituzionale che possa stare al suo passo. In realtà, la storia insegna che il parlamento bicamerale italiano, se pressato dal suo popolo o dai poteri forti (vedi rispettivamente le modifiche costituzionali 'lampo' e per abolire l'immunità parlamentare e per introdurre il pareggio di bilancio nella costitizione) può diventare particolarmente celere; ma Renzi non guarda al passato, bensì al futuro.
Un futuro dove non solo ci aspettano manovre lacrime e sangue per il fiscal compact, ma dove si profila la minaccia dell'abbraccio mortale dell'Europa con gli USA attraverso il progetto di partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTPI), un accordo che costringerebbe i paesi europei - specialmente quelli che rientrano nell'acronomimo PIIGS - a creare condizioni ideali per gli investimenti esteri a livello simil-cinese, sul piano del lavoro e del rispetto dell'ambiente. 
In questo quadro un parlamento (pseudo)monocamerale, eletto con una legge elettorale con premio di maggioranza (quindi una pletora di yes-man o di gente vorrei-ma-non-posso stile Civati) che dà la fiducia a un premier con il potere di rimuovere personalmente i ministri, è proprio quello ci vuole. Se poi tale contro-riforma passa attraverso un disegno di legge del governo su cui è stata posta la fiducia, il cerchio si chiude.
Se 'autoritario' non è la parola adatta, chiediamo a Renzi e Boschi alternative al riguardo.

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