sabato 6 settembre 2014

Contro il merito

'Merito' è una delle parole più abusate negli ultimi anni dalla politica, anche se il concetto è assolutamente estraneo al politico. La politica è fatta di alternative degne di considerazione, mentre il merito è tautologico, non avrebbe alcun senso affermare solennemente di promuovere la mediocrità; al più si possono denunciare le situazioni in cui si ritiene che il merito non venga premiato. Ma come si misura il merito?
Nello sport è molto semplice: si premiano i primi classificati, anche se persino in quest'ambito ci si lamenta spesso che il tal altleta o la tal squadra "avrebbe meritato di più". Anche nella scuola teoricamente non dovrebbero esserci problemi, se non fosse per il fatto che la valutazione è discrezionale e, soprattutto, che non tutti partono dalle stesse possibilità economiche e familiari, cosa che può aver ripercussioni enormi sugli stimoli a cui si è sottoposti da bambini, riflettendosi sulle abilità logiche elementari. E' probabile che dislessici come Albert Einstein, Alexander Graham Bell, Thomas Edison o Michael Faraday all'inizio del loro percorso di studi non 'meritassero' granché, che apparissero persone con qualche qualità in alcune discipline e totalmente inette in altre.
Può persino capitare che il merito non premi i migliori. Michelangelo è un ottimo candidato quale artista maggiore di tutti i tempi, ma il suo carattere "ostile alle relazioni umane" - come lo definiva Monsignor Paolo Grovio - è l'esatto contrario di quello che si chiede oggi al lavaratore 'meritevole'. Tutti i geni che non si sono conformati alle regole non erano 'meritevoli', altrimenti non sarebbero stati per lo più incompresi.
Possibile che il compito di Renzi, che del resto non è altro che la versione italiota della vulgata neoliberale, sia di fare speculazioni filosofiche tra meritevoli e migliori? Difficile. Il 'governo dei migliori' storicamente è già esistito e ha coperto una fetta significativa della storia umana, era quello dell'aristocrazia. E il vero merito degli aristocratici era di essere nati al momento giusto, al posto giusto e soprattutto nella famiglia giusta. Vista in quest'ottica, l'attuale crociata per il merito puzza di campagna contro il principio di uguaglianza. Cosa fare del 'non meritevole'? Ha diritto ancora a welfare e assistenza dallo Stato o li ha irrimediabilmente perso 'demeritando', oppure si dovrà accontentare di diritti di serie B?
 Ecco il vero rischio che si annida dietro alla retorica del merito: quello del darwinismo sociale camuffato da obiettività e  ragionevolezza.

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