martedì 11 marzo 2014

Il ritratto di Beppe Grillo

Aveva probabilmente ragione Goebbels nel sostenere che una bugia ripetuta mille volte diventa una verità, ma di sicuro una sciocchezza rimane tale anche se a espirmerla è una persona intelligente. "Il nostro movimento fa della compattezza la sua forza, se non vuoi portare avanti questo onorevole compito è giusto dimettersi e dare spazio a chi vuole stare in trincea"; questa dichiarazione del deputato del M5S Alessandro Di Battista a Servizio Pubblico, che fa il pari con quella del suo collega Malio Stefano “coesi come la testuggine spartana, ognuno di noi deve sentirsi protetto dal compagno al suo fianco. In questi undici mesi ho sempre sentito, nei momenti fondamentali, una spada conficcarsi al mio fianco. Questo non è più tollerabile. Fate la vostra scelta. In alto i cuori", non è altro che una rivisitazione di alcuni concetti di Grillo, che ad esempio ha intitolato un suo libro Siamo in Guerra. La Rete contro i partiti.
Confondere il conflitto sociale con la guerra è pericolosissimo, e questo fraintendimento a mio modo di vedere distingue il M5S da altre realtà come, ad esempio, il movimento NoTav. In guerra anche gli stati democratici diventano autoritari, vengono attribuiti poteri speciali al governo e dibattiti, critiche e contestazioni vengono aspramente combattute. I mezzi finiscono per trasformarsi in fini e le aspirazioni idealistiche - anche le pochissime che possono esserci in una guerra - perdono qualsiasi consistenza. 
Grillo e il suo movimento hanno spesso pubblicizzato il libro Manifesto per la soppressione dei partiti politici di Simone Weil, ma viene il dubbio che siano andati avanti più in là del titolo nella lettura. La Weil era talmente gelosa dell'autonomia di giudizio dell'individuo che detestava qualunque pretesa di linea politica, altro che 'testuggine spartana'. In questo senso, con questa ossessione sulla 'compatezza', il M5S è epigono del peggior PCI del centralismo democratico. E se Grillo (con Casaleggio) sta diventando una specie di guru inattacabile, forse a questo punto la colpa non è tanto da ascrivere a lui - che certamente non disprezza tale status - ma di gente come Di Battista e Stefano. 
La situazione non cambia pur ammettendo che molte delle critiche grilline sono assolutamente fondante. Che dire dei 'dissidenti', che se fossero coerenti dovrebbero quantomeno dimettersi da parlamentari? Dell'accanimento mediatico? Tutto giusto, e proprio perché giusto rischia di trasformarsi nel solito alibi per non ammettere i propri problemi.
Può sempre essere un'ottima idea crocettare il simbolo a 5 stelle su di una scheda elettorale, anche perché la 'compattezza' ha i suoi punti di forza: ad esempio può essere un utile antidoto alla corruzione, ragion per cui il M5S è sideralmente superiore alle altre forze politiche. Tuttavia, l'eternamente giovane Dorian Gray non poteva sopportare la vista del suo quadro, ben nascosto in soffitta, che invecchiava e imbruttiva: per quanto tempo il M5S sopporterà di assomigliare sempre di più a ciò che odia?

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