domenica 2 novembre 2014

I lati oscuri del (bio)potere

A furia di leggere Michael Foucault, di parlare di biopotere, controllo sulla nuda vita, homo sacer, governamentalità del corpo sociale ecc. è molto probabile che abbiamo perso di vista la realtà, edulcorandola con le nostre astrazioni intellettuali. I recenti fatti, in particolare l'aggressione ai lavoratori delle acciaierie di Terni da parte della polizia e il proscioglimento degli agenti responsabili della reclusione di Stefano Cucchi - il tutto condito da esternazioni governative all'insegna del 'si fa come diciamo noi' e da minacce di abolizione del diritto di sciopero da parte di gente con frequentazioni alle isole Cayman - ci dimostra senza timore di smentite che il potere, con buona pace dei filosofi postmoderni, essenzialmente consiste nella possibilità di agire senza dover rendere conto a nessuno, persino (anzi, soprattutto) se c'è di mezzo la vita di qualcuno. Più o meno la stessa concezione che potevano avere i babilonesi.
L'assoluzione degli aguzzini di Cucchi ha giustamente sconvolto gran parte dell'opinione pubblica. I giudici della corte d'appello, come hanno spiegato in molte occasioni fior di giuristi, non si occupano del secondo grado perché più bravi o competenti di quello del primo: semplicemente, messi a confronto con le prove esibite nel processo precedente, possono dare diverse interpretazioni. Invece hanno dichiarato solennemente che le prove 'non esistono', invitando a evitare qualsiasi 'gogna mediatica' (per chi? per la famiglia Cucchi? per l'imputato che alla lettura della sentenza ha alzato il dito medio in segno di euforia? per loro stessi che malgrado tutto si vergognano ad aver apposto la faccia su di un simile obbrobrio?).
Personalmente, credo che il 'non ci sono prove' vada interpretato alla luce della normalità della situazione carceraria. Rispetto ai fatti della scuola Diaz del 2001, ad esempio, dove furono inventate prove ad hoc contro i manifestanti e dove le procedure vennero violate a più riprese per il clima di eccezionalità del G8, la morte di Cucchi si inserisce in un quadro di tragica normalità. La situazione carceraria italiana è orribile, ce lo ricordano da tempo l'Unione Europea e i radicali: a partire dal sovraffollamento, si ingenera un circolo vizioso che porta al degrado più assoluto, trasformando l'habeas corpus in una barzelletta di cattivo gusto. In questo senso, la sentenza è realista, se non proprio cinica fino al midollo, bypassa la legge e tutte le astrazioni del diritto per riconoscere la realtà di fatto. Si può ovviamente obiettare che, se la giustizia deve consistere in questo, allora non c'è bisogna di giudici o di una magistratura, è più che sufficiente il senso comune.
'Democrazia' significa anche questo, ridurre il numero di soggetti che possono agire in modo irresponsabile, compresi gli organi di repressione dello stato. Vedremo se le cronache di questi giorni rimarranno un fatto isolato oppure saranno il preambolo di una svolta autoritaria, tra potere e biopotere. Forse un'Italia integrata nelle logiche del TTIP  e dove elezioni devono far emegerere sempre e comunque un 'vincitore' (cioé uno che fa quello che vuole), un'Italia che con vent'anni di ritardo aderisce al TINA (There Is No Alternative) di Margaret Thatcher, forse questa Italia ha bisogno di una polizia con licenza di uccidere o quantomeno di pestare. Per il momento, due punti a favore dell'autoritarismo.

 

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