La sentenza civile della Cassazione che condanna lo Stato Italiano a pagare i danni alle famiglie delle vittime del DC9 scomparso nelle acque di Ustica ha aperto molti dibattiti. Tra le reazioni segnalo il post di Toni De Marchi sul Il Fatto Quotidiano online e l'editoriale di Giulietto Chiesa sul sito di Megachip. Entrambi giungono alla stessa conclusione: non basta che la sentenza civile ammetta dopo tanti anni la verità sull'abbattimento del velivolo, bisogna portare alla sbarra e condannare anche tutti coloro che, nell'ambiente politico e militare, hanno bloccato la verità.
"La verità processuale scoperchia
quella montagna di bugie e depistaggi che fin da qualche minuto dopo
l’abbattimento fu decisa e messa in atto ai massimi vertici
militari e dei servizi di sicurezza italiani. Purtroppo la natura
stessa del processo civile fa sì che a essere condannati oggi non
siano i veri autori dei depistaggi e delle manipolazioni della
verità, ma sia lo Stato, cioé tutti noi” scrive De Marchi, mentre Chiesa, denunciando anch'egli il tradimento dello Stato, invoca anche i nomi di coloro che nelle istituzioni strumentalizzarono le BR, favorirono il sequestro di Moro, contribuirono a vario titolo allo stragismo; insomma, mettere nomi e cognomi ai cosiddetti settori 'deviati' dello Stato.
Non avrei nulla da obiettare e anzi sposerei al 100% queste prese di posizione se si parlasse di 'tradimento dei cittadini' e si evitasse di tirare in ballo lo Stato, in una strana condizione per cui lo Stato risulta traditore di se stesso. Ero solo un ragazzo ma ricordo molto bene (eravamo nella seconda metà degli anni Novanta, credo) la sicurezza, l'orgoglio se non quasi la protervia con cui Contrada, invitato a un programma televisivo di Cecchi Paone, difendeva a spada tratta la propria innocenza contro le accuse di collusione con Cosa Nostra, al punto che ingenuamente mi veniva quasi da credergli. Dopo la condanna e le evidenti prove di reato, continuavo a chiedermi come potesse mentire in modo così sfacciato e convinto, arrivando a ipotizzare anche una sorta di sdoppiamento di personalità.
Quando emersero i primi riscontri della famigerata trattativa Stato-Mafia, tutto mi è diventato più chiaro. La rabbiosa protesta di Contrada era genuina e dal suo punto di vista assolutamente legittima, nel senso che che l'ex agente non aveva fatto altro che obbedire agli ordini impartiti assecondando la volontà dello Stato, il tutto ottenendo una condanna invece dell'economio; altro che agente 'deviato'. Quando Igroia afferma che "a lungo lo Stato ha avuto il volto di Contrada"
dice una solenne verità, che basterebbe da sola per comprendere perché
un processo delicato come quello della trattativa Stato-Mafia non può
giungere al suo naturale epilogo; ma questo principio va esteso a molte
altre situazioni. Per lo Stato filo-atlantista, intrallazzatore con la criminalità organizzata e con i potentati economici, i vari Moro, Falcone, Borsellino, Ambrosoli erano loro 'deviati' e di ostacolo al perseguimento della politica statale.
Riusciamo davvero a pensare a semplici dipendenti dello Stato che, autonomamente, come tanti capi della Spectre di James Bond, decidono di intervenire autonomamente in alcune delle faccende più delicate della storia italiana? Semplici funzionari dei servizi segreti, della polizia, dell'esercito che decidono di modificare gli equilibri della politica nazionale e internazionale, di alterare le prove di crimini gravissimi, di organizzare stragi? Non possiamo davvero immaginarlo senza scadere nel ridicolo. La "ragion di Stato", ci insegna Machiavelli, come l'imperscrutabile volontà di Dio può apparire ingiusta ma aderisce a una logica superiore che le menti semplici non possono capire. Agli esecutori del lavoro sporco alla Contrada fanno da contraltare le facce presentabili dell'ex ministro Conso e del Generale Mori, che con ogni probabilità sfuggiranno a conseguenze giudiziarie.
Da persona sostanzialmente atea, sento di poter dire con certezza che il feticcio dello Stato è peggiore di quello della Croce. Senza diventare necessariamente anarchici, occorre mettere da parte ogni ipotesi di Stato 'deviato' o 'schizofrenico' e ragionare a menta fredda. Bisognerebbe chiedersi perché molti degli eroi 'deviati' - Falcone e Borsellino su tutti - provengano dalle file della magistratura, guarda caso l'organo meno 'statale' dell'impianto costituzionale, più decentralizzato e indipendente dai gangli della politica. E soprattutto direi di stare ben attenti a dire che "lo Stato siamo noi": noi, la società, semplicemente paghiamo le conseguenze dei suoi atti.
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