Non è un mistero la mia insofferenza verso le critiche al M5S, specialmente per quelle 'di sinistra'. Per questa ragione non penso di essere etichettabile come prevenuto, 'troll' o peggio se illustro quelli che secondo me sono i veri punti critici del M5S e del Grillo-pensiero, cercando di proporre considerazioni in qualche modo originali, che non siano le solite trite e ritrite da giornali e TV.
"Le idee non sono di destra o di sinistra, ma buone o cattive"
Possiamo (forse dobbiamo) discutere anche all'infinito sul superamento della classica dicotomia destra-sinistra, tuttavia distinguere le idee tra 'giuste' e 'sbagliate' significa semplicemente riproporre il solito refrain neoliberista per cui esistono misure 'economiche' o 'antieconomiche'; ricalca né più né meno il motto dell’ex cancelliere tedesco socialdemocratico Schroeder per cui la “politica economica non è di Destra o di Sinistra, ma buona o cattiva”.
Ridurre la politica all'economia nquindi non è per nulla rivoluzionario, anzi. Se Grillo stesso chiede il referendum su alcuni temi, in passato per l'Euro oggi per il principio dello ius soli, forse è proprio perché la bontà delle idee non è così immediata e scontata.
"Per risolvere i problemi occorre gente onesta e capace"
Potremmo chiamarlo il 'teorema di Marco Travaglio'. Ritengo l'idea per cui tutti i nostri problemi siano dovuti alla corruzione e all'incompetenza molto reazionaria, perché di fatto salvaguarda il sistema scaricando ogni responsabilità su chi lo amministra. E' anche un ragionamento molto miope, perché non si chiede ad esempio se, in un'economia globalizzata fatta di flussi finanziari virtuali e di colossi economici che spadroneggiano incontrastati per il globo, forse corruzione e caste neo-feudali siano una conseguenza logica e inevitabile, non una stortura. E' ovvio che bisogna combattere la corruzione e promuovere il merito - troppo ovvio: le tautologie e il buon senso non sono categorie politiche - ma occorre evitare di puntare il dito in un'unica direzione, solo parzialmente giusta.
"Uno vale uno"
Questo motto, che si propone come massima espressione di partecipazione democratica, in realtà la svuota di gran parte dei suoi contenuti. Anche nella democrazia rappresentativa tradizionale 'uno vale uno', il problema è che solo pochi di questi 'uno' possono realmente partecipare alla vita politica. Se la democrazia diretta si riduce a votare qualche proposta on line, alla fine hai leggermente migliorato il sistema politico tradizionale ma nulla più. Democrazia diretta invece significa innanzitutto agire direttamente.
Se poi usciamo dall'ambito meramente elettorale, 'uno vale uno' è semplicemente una solenne bugia. Non è così nella società reale - ma neanche in quella online: solo pochi 'uno' possono dedicare molto tempo alla pratica della Rete - e non è così nel M5S, non da oggi. Forse sarebbe bene distinguere il concetto di uguaglianza dei cittadini (per diritto e dignità) da quello di 'contare', altrimenti si raccontano solo favole per di più poco edificanti
"Vaffanculo, punto g, zoccola, sono morti, Gargamella ecc."
Beppe Grillo è un comico che, come ama ripetere, si farebbe uccidere per una battuta. Non c'è nulla di male finché fai il comico, anche a scopo di promozione politica e sociale. Finché si tratta di satira, nei limiti del buon gusto, si possono fare abbondanti concessioni anche urtando le sensibilità altrui.
Il problema però si presenta nel momento in cui Grillo si ritrova (suo malgrado?) a fare da punto di riferimento a un movimento politico. Come ha fatto giustamente notare Andrea Scanzi, quando i parlamentari del M5S provano a imitare Grillo, non solo non fanno ridere ma fanno figure pessime. Ma c'è di più: nel momento in cui Grillo parla da uomo politico, le battute (e le volgarità) hanno solo l'effetto di inficiare quanto di buono può essere stato detto, e non solo per la cattiveria e la faziosità dei media. Chiarelettere ha recentemente pubblicato un libro dove si trascrive una conversazione tra Grillo, Casaleggio e Dario Fo: ecco, Fo può essere per Grillo un punto di riferimento importante per distinguere le forme della satira da quelle della militanza politica.
"Il futuro della politica è la Rete"
Se il motto del M5S 'nessuno deve rimanere indietro' è sincero, allora bisogna al più presto uscire dagli angusti canali digitali della Rete, pur mantenendola come mezzo privilegiato di informazione e organizzazione. Altrimenti potremo creare le più belle comunità virtuali del mondo, ma se il nostro peggior nemico è il vicino di casa, sarà alquanto difficile realizzare cambiamenti sociali significativi.
"Il futuro della politica è la Rete"
Se il motto del M5S 'nessuno deve rimanere indietro' è sincero, allora bisogna al più presto uscire dagli angusti canali digitali della Rete, pur mantenendola come mezzo privilegiato di informazione e organizzazione. Altrimenti potremo creare le più belle comunità virtuali del mondo, ma se il nostro peggior nemico è il vicino di casa, sarà alquanto difficile realizzare cambiamenti sociali significativi.
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