Mentre la Farnesina, per bocca del ministro Gentiloni, tuona contro il governo di New Delhi reo di voler il ritorno in India del marò Massimiliano Latorre, non mi risulta che sia stata fatta particolare pressione sull'Estonia - nazione membro a tutti gli effetti della UE - per avere delucidazioni sull'arresto e il successivo obbligo di espulsione ai danni di Giulietto Chiesa, per altro senza contestargli alcun reato. Da ciò si deve dedurne che, effettivamente, l'obiettivo era impedire a Chiesa di intervenire a una conferenza sul ruolo della Russia e sui rapporti con l'Europa.
Come ben noto, l'Estonia, repubblica baltica ex sovietica, è uno stato fortemente anti-russo, mentre Chiesa e l'organizzazione che rappresenta - Alternativa Politica - hanno una posizione decisamente favorevole verso Vladimir Putin. Non faccio mistero di aver lasciato Alternativa alla fine del 2013 proprio per questa ragione, perché l'ideale dell'equidistanza dell'Europa dagli USA da una parte e da Russia e Cina dall'altra (necessaria per evitare una guerra mondiale), si era trasformata gradualmente in una presa di posizione a favore del governo russo, in certi casi fino al parossismo (come nel caso di un articolo di Megachip, scritto da Pino Cabras, dirigente di Alternativa, dove Putin viene addirittura definito 'leader del mondo libero'). Detto questo, le divergenze di opinione non possono impedire di distinguere tra pifferai e intellettuali realmente impegnati a comprendere la difficile fase di transizione che ci troviamo a vivere: e Chiesa appartiene senza dubbio alla seconda categoria.
L'arresto del giornalista genovese dimostra senza ombra di dubbio che è in corso una nuova guerra fredda, che a differenza della precedente è strisciante e non dichiarata, perché non esiste più il mondo diviso in blocchi contrapposti ma le nazioni ai ferri corti si ritrovano sotto l'ombrello della globalizzazione neoliberista. E rivela che il soggetto politico che più ha da perderci in un'eventuale scontro tra i giganti americani ed euroasiatici, ossia la UE, anziché assumere la posizione più ovvia - quella di mediazione - ha deciso di votarsi alla causa di uno dei galli nel pollaio, per altro amico di vecchia data; a tal fine, non esita a rinnegare i suoi principi liberali e democratici limitandosi (almeno per ora) a far fare il lavoro sporco a quelle nazioni della 'giovane Europa', come amava chiamarla Bush (quell'Europa fatta di nazioni post-sovietiche pronte a seguirlo senza indugi nelle sue avventure imperialistiche in Medio Oriente) che non sembrano aver metabolizzato troppo bene la democrazia.
La decisione europea non è solo autoritaria, ma suicida. Neppure l'appoggio convinto di Chiesa a Russia e Cina, che lo sta portando verso pericolosi abbracci con la Lega Nord di Matteo Salvini, sembra troppo convincente. Ma tra chi cinicamente pensa di burattinare i destini di milioni di persone e chi invece combatte sinceramente, pur con modi a volte discutibili, per la causa della pace, non può esserci dubbio alcuno su chi meriti il nostro sostegno.
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