L'espulsione della sindaca di Quarto Rosa Capuozzo, contrariamente a gran parte delle epurazioni compiute in campo pentastellato, è espressione di buon senso. Invece di tante lagnanze sulle rendicontazioni degli stipendi (ma è difficile verificare se una persona ha bonificato la sua parte in eccesso da destinare al fondo per le piccole imprese?), questa volta il M5S si è comportato in modo cristallino, perché ha semplicemente chiesto alla sua esponente di comportarsi secondo il medesimo metro di giudizio applicato per gli altri, né più né meno; cosa che, per intenderci, non sta facendo il PD (vedi questione De Luca) che come una iena si sta accanendo sull'episodio per dimostrare che 'siamo tutti uguali' (a proposito: fare il presidente della regione Friuli non deve essere un compito particolarmente difficile, visto Debora Serracchiani è votata al 100% alla causa del partito).
La riflessione da cui però il M5S non può assolutamente astenersi riguarda il fatto che, a Quarto come in altre località a rischio mafia, i meccanismi di selezione dei candidati validi altrove potrebbero non essere efficaci e spianare la strada in qualche modo a chi, come le organizzazioni criminali, non ha ideologie politiche ma sta sempre e comunque dalla parte dei vincitori, alla maniera degli organismi parassitari. Basta essere appena al di sopra di ogni sospetto (vedi l'abuso edilizio della Capuozzo) e subito i tentacoli della piovra trovano terreno fertile.
In ogni caso, una buona prova di coerenza giustamente da opporre a chi - dalla Pennetta a Zalone - salto sul carro del vincitore di turno per mettersi evidenza.
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