venerdì 17 luglio 2009

ECOLOGISMO MADE IN PD

Sulla bocciatura del tesseramento di Grillo da parte del PD (in concomitanza – è solo un caso? – con l’ennesima riabilitazione di Craxi, questa volta per bocca di Veltroni) e al dibattito sui candidati alle primarie per la segreteria rimando ai commenti di Grillo e Travaglio sui rispettivi blog, che condivido pienamente. Rifacendomi invece alle discussioni del G8 sulla difesa del clima vorrei parlare un po’ di come il tema dell’ambiente viene vissuto all’interno dei Democratici, materia di non poche riflessioni critiche.
“Il PD deve diventare la più grande forza ambientalista europea”, ha dichiarato qualche settimana fa l’attuale segretario (nonché candidato alla sua stessa successione) Dario Franceschini. Si potrebbe liquidare tutto con una sonora risata, ma proviamo ugualmente a prendere in considerazione seriamente il suo proposito ecologista.
Innanzitutto, diventare la “più grande forza ambientalista europea” è un obiettivo alquanto ambizioso: anche solo limitandoci all’ambito strettamente politico, esistono in Europa formazioni ‘verdi’ i cui contenuti sono molto simili a quelli di associazioni ambientaliste radicali come Greenpeace, ma è presumibile che non si riferisse a questi piccoli partiti estremisti, che sicuramente non sono considerati parte del ‘voto utile’. È verosimile allora che Franceschini intendesse i grandi partiti europei tradizionali, ma anche in questo caso il compito non è facilissimo: basti pensare al governo di centro-destra tedesco che ha deciso di bloccare lo sviluppo del nucleare, oppure al moderatissimo New Labour di Blair che, quando era ancora premier, fece commissionare un importate rapporto sulle condizioni climatiche mondiali a Nicholas Stern. Qualche cosa si muove anche lì, pur in modo stentato, di conseguenza per meritarsi la palma di partito più verde tra i moderati europei qualcosina di concreto bisogna tirarla fuori.
L’attuale leader del PD, quando era vice di Veltroni, non ha mai mostrato dissenso rispetto alla cosiddetta linea dell’ecologismo del ‘sì’, che ha significato il sostegno granitico a grandi opere come la TAV o all’utilizzo degli inceneritori, senza mai sprecare anche solo una parola in favore del risparmio energetico; ma è probabile che all’interno del partito, nel frattempo, si siano sviluppate posizioni più avanguardistiche, magari tra i giovani quadri. Ecco allora che il fautore della generazione dei quarantenni Enrico Letta non solo parla della necessità delle grandi opere a massiccio impatto ambientale, ma fonda un movimento il cui scopo è convincere le popolazioni locali ad accettare eco-mostri che deturpino i loro territori: si tratta del PIMBY, acronimo che sta per Please in my back yard (per favore nel mio giardino) e che fa il verso al NYMBY (Not in my back yard, non nel mio giardino), atteggiamento che secondo certi sociologi ben foraggiati caratterizzerebbe movimenti come i No-Tav e i No-Dal Molin. Forse Letta, malgrado a quarant’anni si senta ancora ragazzino, non è più abbastanza giovane e bisogna cercare candidati più adatti: chi meglio allora del neo sindaco di Firenze Matteo Renzi, trentaquattro anni, che in molti (a cui bisogna riconoscere sicuramente molto coraggio) definiscono l’Obama italiano? Nel suo caso è memorabile una famosa partecipazione ad Anno Zero dove si vantava di aver fatto costruire, quando era presidente della provincia di Firenze, degli inceneritori infischiandosene dei pareri negativi per la salute di medici e scienziati che gli erano stato presentati dal locale meetup degli amici di Grillo.
Forse i giovani non hanno ancora maturato la coscienza necessaria, ed è meglio rivolgersi a esponenti più saggi e avveduti, magari come il sindaco di Torino Chiamparino, il quale dopo sofferta riflessione ha rinunciato alla candidatura di segretario del PD ed è considerato uno dei più insigni esponenti del ‘partito del nord’. Chiamparino è un uomo per molti versi singolare ed eccentrico; ad esempio, è l’unica persona sulla terra che non faccia di professione il petroliere ad amare le code automobilistiche. Ovviamente non se è coinvolto lui in prima persona, ma gli fa piacere sentire alla radio notizie di intasamenti stradali nei pressi di Torino, perché ciò è simbolo di vitalità produttiva (non è una battuta tratta da di un film comico di Alvaro Vitali, ma è quanto ha sostenuto con assoluta serietà in un’intervista a Repubblica). Ispirandosi ai grandi condottieri del passato, Chiamparino è anche quello che vuole edificare un grattacielo come nuova sede della regione Piemonte, che dovrebbe diventare il simbolo della Torino moderna al posto dell’oramai obsoleta Mole. Questa nuova sede sarebbe sicuramente ideale per l’attuale governatrice, la PD Mercedes Bresso, nota per la chiarezza delle sue giustificazioni a sostegno della TAV (“La TAV va fatta perché deve essere un’opera che si deve fare e che quindi si farà” ecc.).
Gli ‘Ecodem’ del PD, ossia la corrente che fa riferimento all’allineatissima Legambiente, ha già dichiarato il sostegno a Franceschini. Del resto, se hai la sfortuna di essere un sostenitore del PD e di amare anche solo vagamente l’ambiente non hai molto scelta, perché il candidato avverso è Pierluigi Bersani, esponente di punta della forte lobby delle cooporative e di quelle edilizie in particolare; e non è affatto un caso che lo sponsor principale di Bersani sia il solito Massimo D’Alema, che tra i suoi principali finanziatori ha la CMC di Ravenna, impresa cooperativa coinvolta nella realizzazione della TAV, nell’ampliamento della base militare di Vicenza e più in generale attiva nel diffondere colate di cemento in giro del mondo, in Angola, in Mozambico, a Taiwan, nelle Filippine e persino in Sudan, dove ha realizzato un albergo di lusso tra le critiche di chi li accusava in questo modo di sostenere l’opera del capo del governo al Beshir, accusato di genocidio dal tribunale penale internazionale.
Per tornare a Bersani, è bene ricordare che si tratta di colui che, da ministro dell’economia, minacciò azioni legali contro l’ordine dei medici dell’Emilia-Romagna, reo di aver consigliato alle amministrazioni comunali e alla regione di cessare la costruzione di inceneritori adducendo le prove della loro grave nocività per la salute umana; e per finire in bellezza, si aggiunga che è stato uno dei pochi all’interno del PD possibilista riguardo al rilancio della tecnologia nucleare in Italia.
Un consiglio a Franceschini: se vuole essere più credibile, potrebbe pensare al suo partito non tanto come alla forza più ambientalista in Europa, ma a quella che si impegna di fare meno disastri di quanto non stia facendo ora.

PS: visto che Franceschini ha anche detto che sostenere una legge sul conflitto di interessi è giusto perché “non è antiberlusconismo”, sarebbe bello anche se ci dicesse quali sono le peculiarità del berlusconismo che a suo giudizio meritano rispetto e tutela.

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