Normalmente evito affrontare di tematiche prettamente politiche perché realizzerei delle brutte copie degli articoli de Il Fatto, quindi è molto meglio lasciarle a loro e parlare di altro. Oggi però sento di fare un distinguo rispetto al mio quotidiano di riferimento per quanto conerne la vicenda Berlusconi-Fini, sulla quale concordo con il giornalista della redazione a cui mi sento meno vicino, cioé Luca Telese. Intendiamoci subito: va benissimo sostenere il presidente della Camera al di là dei suoi meriti se questo può servire a liberarci dal duce di Arcore, però è anche opportuno non trasformare in eroi quelli che fino a ieri sono stati complessivamente dei soldati ubbidienti.
Il Fatto titola oggi: "Fini incastra il Caimano". A essere sinceri, è stato Berlusconi a cacciare Fini, non se n'è andato da solo, e dopo le avvisaglie dell'espulsione aveva persino tentato una riappacificazione sdegnosamente rifiutata. Speriamo che adesso l'ex leader di AN non cambi idea, perché su temi come il fascismo, Mussolini, l'immigrazione e la democrazia ha già dato prova in passato di forte instabilità.
Chi sono poi questi finiani, gli eredi di Grandi e dei membri del Gran Consiglio che silurarono Mussolini? Italo Bocchino ce lo ricordiamo bene per la sua verve polemica para-gasparriana nei programmi politici in tv. Luca Barbareschi, celebre conduttore di 'C'eravamo tanto amati' e altre amenità del genere, qualche mese lamentava che ventimila euro al mese di stipendio erano troppo pochi. In effetti le teste migliori non sono loro, bensì due condottieri che per le loro battaglie per la libertà hanno meritato un blog sul sito de Il Fatto. Leggiamo i loro commenti sulla situazione:
Fabio Granata: "Siamo incompatibili con un partito che esprime piena e convinta solidarietà a chi, condannato in appello per associazione mafiosa, come prima dichiarazione, proclama l’eroismo di un capomafia palermitano".
Angela Napoli: "Per il PDL i “galloni” si conquistano se intaccati dalla giustizia, altrimenti “fuori”".
Strana la vita... quando Dell'Utri era condannato 'solo' in primo grado la beatificazione di Mangano evidentemente era permessa, secondo Granata. E dov'era la signora Napoli quando venivano ricoperti di cariche i Previti, i Fitto, gli Storace, e altri indagati o rinviati a giudizio? Forse che la tradizione dei galloni sia iniziata solo con Cosentino e Brancher?
Come si sono comportati Granata, Napoli e il resto della truppa quando c'era da abolire il falso in bilancio? E nei confronti delle più di 30 leggi ad personam che dal 94 a oggi Sua Emittenza è riuscito a scucire?
Sono stato combattuto fino all'ultimo sulla necessità di scrivere un commento che anche solo indirettamente potrebbe favorire Berlusconi. Alla fine dico: lunga vita a Fini e ai finiani, autentica speranza per la caduta di questo governo mortifero. Ma per una politica diversa e migliore occorre molto di più.
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