La vera notizia di oggi è che, ahimé, Antonio Ingroia non sarà più un magistrato anti-mafia, qualunque cosa dovesse succedere. Le dichiarazioni del PM palermitano nella conferenza stampa di oggi - la riluttanza nella lotta alla mafia del PD, la vicinanza di Grasso a Berlusconi in chiave anti-Caselli - può scandalizzare solo chi in questi anni aveva gli occhi foderati di prosciutto.
Preso atto della partecipazione di Ingroia, persona degnissima e di assoluto valore, resta da capire se le forze che lo sostengono - racchiuse nei contenitori di Rivoluzione Civile e Cambiare Si può - sono in grado di essere quei movimenti di rottura necessari per questa fase storica: in realtà, si oscilla tra elitarismo intellettuale (anche se di altissimo livello, vedo il caso di ALBA) e pericoloso collateralismo con il centro-sinistra, con in mezzo un sostegno della società civule di altissimo spessore (vedi Agende Rosse o Tavola della Pace).
Personalmente, ritengo che l'utilità di una forza politica sia pari alla sua capacità di far intraprendere azioni dirette dai parte dei cittadini, di cui questa forza deve essere emanazione A oggi, dubito che il 'quarto polo' (che pure compensa il disagio di molti cittadini allergici al PD e al M5S) sia capace di catalizzare movimenti come i No-TAV valsusini o i Cittadini e lavoratori liberi e pensanti tarantini; la gravosa presenza dei partiti (IDV, Verdi, Federazione della Sinistra), mi fa propendere più per il M5S, non senza molte riserve. In ogni caso, il problema non è Ingroia, bensì il suo utilizzo come toppa per coprire mancanza di idee o confusione (la scritta INGROIA a caratteri cubitali nel simbolo non è un caso). Saper esistere a prescindere dalle persone - per quanto eccezionali siano - dovrebbe essere una condizione di partenza per qualsiasi serio processo politico, ma forse non basteranno i due mesi che separano dalle elezioni.
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