A quanto pare, sondaggi alla mano e dopo il successo elettorale nelle municipali di ieri, il Fronte Nazionale di Marie Le Pen, formazione "gollista e patriottica" (guai a chiamarla di estrema destra, arrivano querele) si appresta a diventare il primo partito francese.
Nulla di nuovo sotto il sole, l'estrema destra (ops!) storicamente ha sempre avuto momenti di grande ascesa nei periodi di crisi economica. Specialmente sul Web, sono in molti a vedere nella 'rivoluzione conservatrice' di questi movimenti di destra più o meno simpatizzanti del fascismo una risposta 'solida' contro la globalizzazione neoliberista e il predominio di istituzioni sovrannazionali come la UE a guida tedesca. In realtà, dietro questa parvenza anti-sistema, l'estrema destra rappresenta la forza pro-sistema e soprattutto pro-capitalista per eccellenza.
Karl Polanyi notò che la promessa economica del nazi-fascismo era di emancipare il capitalismo dalle sue crisi cicliche, al modico prezzo della libertà. Oggi la Le Pen - e con lei Casapound e tutte le realtà affini - fa un discorso un filo più elaborato: il sistema funziona ma ogni volta c’è un
elemento parassitario , emigrati, banchieri, complotti
demo-pluto-giudaici… che rovina tutto. Basta confondere le cause con le conseguenze e il gioco è fatto, né più né meno.
Alla fine il vero merito del Fronte Nazionale rispetto alle forze politiche apologetiche del pensiero unico è quello, se non altro, di constatare una verità, ossia che si sta razionalmente marciando verso il disastro. Un disastro a cui la nuova (?) destra pensa di ovviare con soluzioni irrazionali, irrealistiche o al più con soluzioni peggiori dei mali. E' questo il meglio che può offrire la politica elettorale?
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