E' ovviamente troppo presto per fare un bilancio esaustivo della presidenza di Mattarella, ma alcune indicazioni di massima si possono certamente trarre.
L'impronta mediatica che vuole dare al proprio settennato è ben diversa da quella del suo predecessore: Napolitano era apertamente schierato 'dalla parte delle riforme' (era quindi uno dei principali sostenitori del patto del Nazareno e di Renzi) mentre Mattarella vuole apparire sicuramente più super-partes, si veda anche l'invito di oggi al Quirinale dei gruppi parlamentari di opposizione.
Sta inoltre cercando, attraverso espedienti come il ricorso alla Panda al posto dell'autoblu o la scelta di Alitalia al posto del volo di stato, di darsi un tocco un po' in stile Papa Francesco, se non addirittura Pepe Mujica, all'insegna della 'sobrietà' - per davvero, non come quella di Monti che era solo grigiore - che sappia riconciliare gli italiani con la politica e le sue spese pazze e soprattutto immorali in periodo di crisi.
Certo, l'appello ai magistrati per cui 'non siano protagonisti' è in pura salsa napolitaniana. E, se persino la presidente della Camera Boldrini si è sentita oltraggiata dall'atteggiamento autoritario del PD renziano nel condurre in totale solitudine a colpi di maggioranza semplice il percorso delle riforme, costituzione compresa, Mattarella non ha detto assolutamente nulla al riguardo.
La prova del nove, ovviamente, sarà costituita dalle firme che saranno apposte o meno ai provvedimenti più controversi. Sappiamo giù come si comporterebbero Papa Francesco o Pepe Mujica.
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