Tommaso Ederoclite, politologo membro della segreteria napoletana del PD, scrive sul suo blog sul Fatto che il progetto di Coalizione Sociale di Maurizio Landini è destinato inevitabilmente a rivelarsi un flop. Il suo punto di vista di dirigente del PD - cioé il partito oggetto della contestazione di Landini - lo trovo decisamente naturale, mentre dal mio punto di vista - cioé di persona allergica a discorsi paleo-socialdemocratici/keynesiani incentrati sulla ripresa della crescita ma ancora più allergica all'austerità in salsa neoliberale - non posso negare alcuni aspetti positivi che, guarda caso, coincidono spesso e volentieri con quelli che secondo Ederoclite sono i gravi limiti del progetto.
Innanzitutto, lo scontro interno con la segreteria della CGIL serve solo a fare chiarezza. La maggiore organizzazione sindacale, malgrado le critiche (inevitabili) espresse nei confronti degli ultimi governi di centro-sinistra, è ancora molto accucciata sulle posizioni del PD, spesso per motivazioni che esulano dalla politica (almeno da quella nobile). Un segretario che esalta Marchionne e ha come maggior finanziatore un banchiere con frequentazioni alle Caiman e da ciò sforna politiche che neppure Berlusconi talvolta avrebbe osato, non meritita alcun sostegno da parte dei lavoratori.
Il fatto poi di aver aperto il nuovo soggetto politico a realtà dell'associazionismo e dell'impegno civile, evitando i più che stantii partiti della cosiddetta sinistra radicale, è un altro importante merito, ovviamente se la strategia di base è quella di ampliare la base del confronto e il concetto stesso di politica (che troppo spesso i partiti ritengono prerogativa ristretta ai luoghi istituzionali). Ederoclite, in pure stile PD renziano, ammonisce che così 'non si vince', e se l'idea è ragrenellare voti e qualche poltrona ha ragione.
Ma se lo scopo è ricostruire una nuova cultura della solidarietà, del lavoro e dell'ambiente, allora ciò varrebbe più di mille trionfi elettorali. Perché quello che Ederoclite fatica a capire è che non si tratta tanto di dare vita a Syriza o Podemos in salsa italica, bensì di dimostrare che certi valori appartengono ancora legittimamente al campo della politica mentre altri ('merito', 'rottamazione', 'governabilità') sono intrinsecamente antipolitici.
Landini è un condottiero che può guidare il rinato popolo della sinistra in stile Lenin? Assolutamente no, ammesso che ci sia bisogno di una simile figura (non credo proprio) Ma, tra intuizioni corrette e diversi errori di impostazione, ha capito che i tempi sono profondamente cambiati e la sua iniziativa può catalizzare forze positive, anche diverse da quelle che il segretario della FIOM si aspetta di coalizzare.
Il fatto poi di aver aperto il nuovo soggetto politico a realtà dell'associazionismo e dell'impegno civile, evitando i più che stantii partiti della cosiddetta sinistra radicale, è un altro importante merito, ovviamente se la strategia di base è quella di ampliare la base del confronto e il concetto stesso di politica (che troppo spesso i partiti ritengono prerogativa ristretta ai luoghi istituzionali). Ederoclite, in pure stile PD renziano, ammonisce che così 'non si vince', e se l'idea è ragrenellare voti e qualche poltrona ha ragione.
Ma se lo scopo è ricostruire una nuova cultura della solidarietà, del lavoro e dell'ambiente, allora ciò varrebbe più di mille trionfi elettorali. Perché quello che Ederoclite fatica a capire è che non si tratta tanto di dare vita a Syriza o Podemos in salsa italica, bensì di dimostrare che certi valori appartengono ancora legittimamente al campo della politica mentre altri ('merito', 'rottamazione', 'governabilità') sono intrinsecamente antipolitici.
Landini è un condottiero che può guidare il rinato popolo della sinistra in stile Lenin? Assolutamente no, ammesso che ci sia bisogno di una simile figura (non credo proprio) Ma, tra intuizioni corrette e diversi errori di impostazione, ha capito che i tempi sono profondamente cambiati e la sua iniziativa può catalizzare forze positive, anche diverse da quelle che il segretario della FIOM si aspetta di coalizzare.
> la nuova cultura della solidarietà
RispondiEliminaGli sforzi bimillenari (se andiamo sull'ebraismo decisamente più antichi) di imporre una cultura (solidale) sui comportamenti etologici ne dimostrano la precarietà e la fragilità. Uno leggero strato di vernice sull'etologia.
Ma nei momenti di crisi, si sviluppa una solidarietà o si accentua la competizione, fino al conflitto?
In Effetto Cassandra fu pubblicato un interessante studio su cosa successe a Cuba nel periodo "speciale".
Un po' come la mistica della partecipazione, un'utopia perfino nelle società in cui essa è possibile.
Attenzione a non perdere i contatti con la realtà.