"Nemmeno 600 milioni di euro destinati a piovere sulle buste paga dei lavoratori Fiat riescono a ricucire il fronte sindacale che si contrappone a Sergio Marchionne", sbotta il giornalista Flavio Bini dalle pagine dell'Huffington Post Italia, il quale, con uno dei suoi soliti titoli a effetto, aveva annunciato che 'Marchionne mette fine al conflitto capitale-lavoro', per la scelta di legare unilateralmente gli aumenti contrattuali agli utili aziendali di FCA ('far partecipare i lavoratori agli utilizi aziendali', nel linguaggio delle PR).
Con ogni probabilità, si tratta di uno dei più grandi successi del padronato degli ultimi anni, perché slega gli aumenti da qualsiasi competenza o 'merito' dei lavoratori (per usare espressioni molto in voga) per sottometterli ad azioni di responsabilità esclusiva del management perché, a differenza di quanto accade in Germania, i sindacati non sono membri del consiglio di amministrazione. Destini dei lavoratori che dipenderanno da capolavori tecnologici quali la Freemont.
Ma di cosa preoccuparsi, la ripresa economica non è forse arrivata? Su Repubblica, leggiamo di un Mario Draghi rinsavito dall'attentato ai coriandoli precisa che "i driver sono bassi prezzi del greggio e le nostre decisioni di politica monetaria", cioé insomma ci troviamo di fronte a una situazione totalmente artificiosa, che non può durare nel tempo, forse giusto il tempo che si inceppi la 'locomotiva' statunitense, che dovrà fare i conti con il picco dello shale gas. Prima ci rendiamo conto di tutto questo ed è meglio per tutti, passando da Landini a Marchionne.
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