Mi sono ascoltato tutta la registrazione clandestina del colloquio tra Beppe Grillo e alcuni parlamentari del M5S 'dissidenti', il cosiddetto Grillo-leaks. Se speravo di scoprire chissà quale retroscena occulto, sono stato deluso, perché dal colloquio emergono solo degli emeriti segreti di Pulcinella: che le espulsioni dal movimento sono state orchestrate da Grillo e Casaleggio, che il comico genovese - malgrado la difesa a spada tratta in pubblico - si vergognava profondamente delle performance pubbliche di alcuni pentastellati, che il gruppo parlamentare del M5S è sempre stato fortemente diviso al suo interno. Per il resto, la sonora batosta alle elezioni europee viene addebitata a 'problemi di comunicazione'.
'Problemi di comunicazione' è la stesso argomento adottata da Renzi e la sua cricca di governo per spiegare le ragioni dell'opposizione degli insegnanti alla 'buona scuola'. Ed era sostanzialmente anche il leit-motiv delle grandi organizzazioni transnazionali (FMI, Banca Mondiale, ecc.) di fronte alle nutrite contestazioni alla globalizzazione neoliberista. Questa concezione è abbastanza offensiva nei confronti dei propri interlocutori, perché sottinde implicitamente che sono degli idioti.
Ma del resto è anche naturale che con il potere si instauri una dialettica di questo genere. Secondo il grande sociologo Manuel Castells, il potere non è solo coercizione ma anche e soprattutto capacità di costruire significati nell'immaginario collettivo. Se questi significati non vengono più accettati supinamente, è inevitabile che chi li ha creati ci veda esclusivamente una mancanza di comprendonio.
Se per chi detiene il potere (Renzi) questa logica è inevitabile, per chi non ce l'ha (M5S tra gli altri) la riflessione sui 'significati' andrebbe ulteriormente approfondita. Vediamo alcune spiegazioni plausibili:
1) i 'significati' non esistono, oppure solo sono degli slogan che cozzano palesemente con la realtà. 'Uno vale uno' sembrerebbe rientrare in quest'ultima ipotesi;
2) i 'significati' non fanno presa sulle menti delle persone perché non li convincono o perché non sono sostenuti adeguatamente. Vedi le proposte del 'sacro programma' pentastellato;
3) ti sei adeguato ai 'significati' del tuo avversario, vedi discussione incentrata esclusivamente su legge elettorale, ritorno alla crescita, ecc. E qui rieccheggiano le parole sconsolate di Grillo nel nastro clandestino, 'siete diventati dei politici'...
In ogni caso, c'è solo una certezza: per chi è al potere, 'comunicare' è un imperativo categorico, per chi non lo ha è il 'fare' ad assurgere a priorità. Problemi di azione, forse, più che di comunicazione.
Ma del resto è anche naturale che con il potere si instauri una dialettica di questo genere. Secondo il grande sociologo Manuel Castells, il potere non è solo coercizione ma anche e soprattutto capacità di costruire significati nell'immaginario collettivo. Se questi significati non vengono più accettati supinamente, è inevitabile che chi li ha creati ci veda esclusivamente una mancanza di comprendonio.
Se per chi detiene il potere (Renzi) questa logica è inevitabile, per chi non ce l'ha (M5S tra gli altri) la riflessione sui 'significati' andrebbe ulteriormente approfondita. Vediamo alcune spiegazioni plausibili:
1) i 'significati' non esistono, oppure solo sono degli slogan che cozzano palesemente con la realtà. 'Uno vale uno' sembrerebbe rientrare in quest'ultima ipotesi;
2) i 'significati' non fanno presa sulle menti delle persone perché non li convincono o perché non sono sostenuti adeguatamente. Vedi le proposte del 'sacro programma' pentastellato;
3) ti sei adeguato ai 'significati' del tuo avversario, vedi discussione incentrata esclusivamente su legge elettorale, ritorno alla crescita, ecc. E qui rieccheggiano le parole sconsolate di Grillo nel nastro clandestino, 'siete diventati dei politici'...
In ogni caso, c'è solo una certezza: per chi è al potere, 'comunicare' è un imperativo categorico, per chi non lo ha è il 'fare' ad assurgere a priorità. Problemi di azione, forse, più che di comunicazione.
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