Non sembra essere un pesce di aprile il duro commento di Beppe Grillo sulla proposta di De Magistris di realizzare un laboratorio politico tra IDV, Movimento5Stelle e l’area ‘vendoliana’ (“Parla a nome del Movimento 5 Stelle senza averne l'autorità... i passi se li faccia da solo”), che non risparmia neppure il cosiddetto ‘popolo viola’ (“Il popolo viola (chi è?) con le manifestazioni sovvenzionate dai partiti è per lui un punto di riferimento”).
Qualcuno parlerebbe sicuramente di ‘vertigine da successo’, un’espressione utilizzata da Stalin riguardo ai risultati fin troppo positivi ottenuti dai kolchoz. Forse malignerebbe anche sul fatto che, trattandosi di un movimento locale senza coordinamento nazionale, Grillo ha un potere un po’ staliniano sulla sua creatura; oppure verrebbe da pensare che, se fare una proposta è ‘parlare a nome di qualcuno’ che cosa significa chiedere le dimissioni di Bersani (come ha fatto ieri il comico genovese) senza essere tesserato del PD? Di certo questa volta il principio per cui “ognuno conta uno” non sembra essere stato seguito proprio alla lettera, e anche all’interno del blog di Grillo si sono levate voci a difesa di De Magistris. Si potrebbe anche ricordare che, se l’IDV è un partito “come tutti gli altri”, allora forse non era il caso di scrivere la prefazione del libro di Di Pietro.
A parte queste polemiche, a mio parere il vero problema è che l’attenzione si sta spostando dal programma del Movimento, cioè quanto di più avanzato esiste (almeno in Italia) in materia di diritto all’informazione, di alternativa energetica e di tutela ambientale, alla forma dei ‘contenitori politici’ che dovrebbero combattere la deriva berlusconiana. Eppure questo stesso programma in origine doveva essere un ‘virus’ senza copyright pronto a ‘contaggiare’ le varie forze politiche: ora invece si discute del Movimento5Stelle, dell’IDV o di qualsiasi altra cosa come se dovessero essere il fine e non il mezzo per realizzare dei cambiamenti.
Anche l’ammirazione di Grillo per la Lega, in quanto ‘radicata sul territorio’, lascia alquanto perplessi. È vero che sono riusciti a presentarsi come unica forza realmente popolare nel paese, ma non bisogna scordare che Bossi e compagni hanno impiegato molto poco tempo a diventare apparato, alleandosi dapprima con quella piccola-media imprenditoria allergica al fisco e amante del lavoro nero, poi diventando degli alleati di Berlusconi a parole molto indipendenti e riottosi ai diktat, nella realtà assai ubbidienti e fedeli (fatta eccezione per la caduta del primo governo di centro-destra). Mi auguro sinceramente che Beppe non abbia in mente un modello del genere per il Movimento5Stelle.
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