Alcune ricerche riportano un calo nella frequentazione dei blog, che solitamente si ritiene dovuta alla massiccia influenza dei social network. Io penso che le cause siano eventualmente anche altre.
Bauman irride i blog ritenendoli uno strumento adatto per compiacere il narcisismo, ma bisognerebbe anche chiedersi se non vengono usati talvolta per sfogare sentimenti repressi, anziché per comunicare idee e confrontarsi. In questi ultimi tempi ho partecipato ai blog de Il Fatto Quotidiano, specialmente quelli che affrontano tematiche all'insegna dell'energia (tenuti da Pallante e Agostinelli). Le risse verbali nuclearisti-non nuclearisti sono sempre all'ordine del giorno, anche quando i post non tratterebbero propriamente questo argomento. Il Fatto Quotidiano (giustamente) non opera alcuna forma di censura o di moderazione, ma così facendo il degrado della conversazione è assicurato: non ho mai sopportato chi insulta o fa dell'ironia spinta trincerandosi dietro nickname, la discussione 'colorita' ci può stare ma deve essere o faccia a faccia o quantomeno tutti devono sapere (non solo i gestori del blog) chi li sta attaccando.
Il blog di Grillo non è messo troppo meglio. Da quando è nato il Movimento 5 Stelle, gli utenti sono diventati molto più omogenei, e spesso i commenti sono solo slogan, il confronto vero e proprio è molto ristretto. Del resto, quando si superano i 250 commenti, come si fa a seguire una discussione? Il metodo di votare le migliori risposte premia la maggioranza e l'omologazione del pensiero.
In definitiva, ritengo che i blog possono ricoprire la funzione di discussione per cui erano stati pensati se si mantengono in una dimensione umana, cosa che in gran parte si è persa. Ma come mezzo per la conoscenza o addirittura per una nuova democrazia, sono quanto mai discutibili.
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