Anche il CSA Askatasuna ha avuto i suoi '15 minuti di celebrità' quando i notiziari televisi del 16 ottobre hanno ripreso il comunicato dove si dice che la manifestazione degli Indignati italiano "doveva finire con qualche comizio in piazza San Giovanni, è finita con ore di resistenza". Come si può evincere sempre dalle pagine del medesimo sito, la 'resistenza' in questione è ben rappresentata da un ragazzino incapucciato che ha appena divelto un segnale di divieto di transito. Altri segnali stradali - insieme alla famosa statua della Madonna, a una camionetta dei carabinieri e alle auto parcheggiate di qualche anonimo disgraziato - non ci sono più, mentre la casta politico-economica è sempre bella al suo posto più forte di prima.
Oggi 21 ottobre, Askatasuna e altri soggetti dell'area antagonista hanno redatto un altro comunicato dove, tra le altre cose, si sostiene che "il cartello degli organizzatori non aveva la forza politica e la rappresentatività necessarie per imporre all’indignazione italiana una deviazione dal sentimento e dalle pratiche della globalrevolution. Lo si è visto nella partecipazione residuale all’assemblea di Via Nazionale indetta dagli organizzatori il 29, così come nella presenza di massa, il 30, agli spezzoni metropolitani, precari e antagonisti che li hanno preceduti in corteo. Non riteniamo che sulle azioni prodotte in Via Cavour da gruppi di manifestanti, di diverso orientamento e dinamiche di affinità, debba concentrarsi la nostra analisi. È tuttavia chiaro che incendiare automobili lungo il percorso di una manifestazione di massa, ben sapendo che la stragrande maggioranza dei presenti è del tutto contraria a un simile atto, significa esprimere un disprezzo profondo per il corteo, attraverso un gesto che non conduce a nessuna prospettiva di allargamento del consenso e di produzione di conflitto sociale".
Eviterò di sindacare sul fatto che l'incendio di automobili - per altro non di proprietà degli organizzatori - sia o meno un metodo consono di espressione del dissenso. Ma il problema principale è l'odio verso la manifestazione e chi l'ha preparata. Io una soluzione definitiva ce l'avrei: perché Askatasuna e compari non organizzano delle LORO manifestazioni, invece di infiltrarsi a quelli ALTRUI? In questo modo non si porrebbero più problemi di accertamento di responsabilità e presa di distanza.
Per chiudere, dopo tanto distinguo vorrei invece fare mio l'appello finale degli autonomi:"rilanciamo l’appello a coltivare l’indignazione, a promuovere la discussione, la mobilitazione e la progettualità del dopo 15 ottobre nelle scuole, nei quartieri, tra i precari e i migranti, nei territori in lotta contro la devastazione ambientale". Soprattutto contro la devastazione.
Nessun commento:
Posta un commento