sabato 4 maggio 2024

In difesa e contro Claudio Messora

 Pubblicato su Decrescita Felice Social Networl il 31 marzo 2020

Il 24 marzo scorso, l’associazione ‘Patto trasversale per la scienza’, presieduta da Pietro Luigi Lopalco e di cui Roberto Burioni è il membro di maggior spicco, ha denunciato il discusso nanopatologo Stefano Montanari per ‘pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico’ (art. 656 del Codice Penale), a causa delle dichiarazioni riguardanti la pandemia da Coronavirus rese pubbliche da tre canali YouTube, il più noto dei quali è sicuramente Byoblu di Claudio Messora. [1] L’esposto, inviato alle procure di Modena e Ancona, si chiude con l’invito “a considerare l’adozione di ogni provvedimento anche volto ad oscurare e/o a sequestrare i canali YouTube ove son presenti detti video, se non già rimossi”.

L’iniziativa ha ovviamente scatenato reazioni vibranti e tante voci si sono levate a difesa di Montanari e Messora in nome del pluralismo e delle libertà di stampa. Paolo Barnard ha parlato di “testamento imbarazzante delle tendenze reazionarie della scienza moderna” e poi, rincarando la dose:

State umiliando il ricordo di Galileo Galilei. Ritirate l’esposto contro Byoblu, oppure togliete la parola scienza dal vostro patto. I dogmi scientifici odierni probabilmente sono giusti, ma devono essere sfidati.

Ritengo quanto mai opportuno mantenersi lucidi ed evitare semplificazioni improprie, così come atteggiamenti faziosi pro o contro. A mio giudizio, l’intera vicenda si caratterizza per tre aspetti fondamentali:

  • l’opportunità di denunciare Montanari;
  • la minaccia di oscurare Byoblu e gli altri soggetti che gli hanno dato visibilità;
  • la condotta giornalistica di Messora.

Analizziamoli quindi separatamente.

Denuncia contro Montanari

In linea generale, chiunque deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni, soprattutto chi, come Montanari, gode di una certa notorietà e credibilità presso alcuni ambienti (penso alla piccola ma agguerrita comunità no-vax). Tuttavia, a fronte di una questione dagli effetti più mediatici che giudiziari – la legge prevede al massimo un’ammenda di €309 o tre mesi di arresto – è meglio accantonare i principi astratti e ragionare in termini pragmatici.

Attualmente, il nanopatologo modenese è per lo più considerato, a seconda degli orientamenti personali, o un paladino della verità perseguitato dai fiancheggiatori della lobby farmaceutica oppure un mero ciarlatano; difficilmente una sentenza di condanna intaccherebbe la fiducia dei suoi sostenitori, mentre, nel caso in cui i giudici non ravvisassero gli estremi di reato, ciò potrebbe essere facilmente frainteso (oppure usato strumentalmente) come prova della fondatezza delle sue teorie (“se non lo condannano, significa che ha detto la verità”, mentre il bene tutelato  dalla legge non è la correttezza cronistica della notizia bensì l’ordine pubblico).

Insomma, a prescindere da quanto deciderà la magistratura, intraprendendo la via giudiziaria Burioni e soci potrebbero aver commesso un clamoroso autogol, oltre ad aver servito un comodo assist ai detrattori per additarli a novelli Torquemada. Forse, per il bene di tutte le parti in causa, conveniva lasciare in pace i giudici e, come di consueto, approfittare della popolarità del virologo del San Raffaele sul Web e in televisione per ‘blastare’ gli avversari, rimanendo nel campo della normale dialettica senza intraprendere quello legale.

Minacce a Byoblu

Se la richiesta di rimuovere i video incriminati, per quanto discutibile, può poggiare su basi ragionevoli, trovo invece assolutamente irricevibile la pretesa di oscurare i relativi canali YouTube di appartenenza. Sono sempre stato un appassionato difensore della libertà di espressione e detesto la censura di ogni genere verso chicchessia, quindi oggi ripropongo a Messora lo stesso augurio che feci due anni fa a un soggetto decisamente ostile a Byoblu, ossia il blog di debunking Butac, allorquando il suo sito Web venne sequestrato dall’autorità giudiziaria successivamente a una querela per diffamazione.

Non è tollerabile sdoganare una prassi a cui sarebbero soggetti, se diventasse la norma, solo i pesci piccoli dell’informazione. Mi chiedo altresì quando i membri del Patto, coerentemente con il comportamento tenuto con Montanari, provvederanno a denunciare anche Libero, Giornale e compagnia bella, chiedendone la chiusura per l’infinità di panzane antiscientifiche scritte riguardo al riscaldamento globale, problema certamente non meno grave del Coronavirus.

Condotta di Messora

E veniamo al punto secondo me più saliente dell’intera vicenda. Infatti, il mio auspicio affinché Messora e gli altri youtuber possano continuare la loro attività deriva unicamente dal precetto di Voltaire per cui non sono d’accordo con le tue idee ma darò la vita perché tu possa esprimerle, dal momento che intendo prendere nettamente le distanze dall’editore di Byoblu [2] e dalle modalità con cui sono state diffuse le teorie di Montanari. A tal fine, premetto una breve riflessione su tutta la galassia dell’informazione ‘alternativa’ che, grazie allo sviluppo sempre più capillare del Web, riesce talvolta a uscire dalla nicchia e a proporsi al grande pubblico, proprio come la realtà fondata da Messora.

La controinformazione ha ragione di esistere solo se si distingue concretamente dal business massmediatico, altrimenti si riduce a un suo parente povero. Deve perciò agire in modo da scardinare il rigido agenda setting e diradare la cappa oppressiva del pensiero unico, aprendo orizzonti oltre le ristrettezze del pettegolezzo politico, l’attenzione morbosa per la cronaca nera, la ricerca dello scoop fine a se stesso, l’insopportabile tendenza all’informazione-intrattenimento e alla banalizzazione. Purtroppo, molti ‘alternativi’ stanno di fatto scimmiottando il giornalismo tradizionale differenziandosi unicamente per i contenuti ‘controversi’, ‘politicamente scorretti’ ed ‘eretici’, come se bastasse costruirsi una reputazione di qualità semplicemente dicendo l’opposto di quanto sostengono Repubblica, Corriere o i telegiornali; una tendenza che vedo purtroppo prepotentemente in azione nell’affaire Montanari-Coronavirus. Mi spiego meglio.

E’ troppo facile difendere l’operato di Messora appellandosi a quel tipo di libertà di espressione che consente al privato cittadino, ad esempio, di condividere contenuti dei terrapiattisti sui social network senza incorrere in alcun tipo di sanzione. Il giornalista, in ragione della mission su cui si fonda la sua attività, non può pararsi dietro a tale foglia di fico come giustificazione per contenuti scarsamente attendibili.

Essendo il suo ruolo quello di ricostruire e verificare la realtà dei fatti senza mai accettare acriticamente alcuna autorità, ne consegue che esprimere “dubbi sulla tesi che doveva essere l’unica dominante sul Coronavirus ” – per riprendere le parole di Messora in un video – non solo è legittimo, ma addirittura sacrosanto. Il problema non è certo dubitare della ‘verità ufficiale’, bensì come lo fai.

Più una tematica è complessa e delicata per l’allarme sociale che può scatenare, più il giornalista deve sentirsi in dovere di garantire un’informazione completa, accurata, poggiante su di una pluralità di fonti affidabili e prove concrete. Ciò richiede un lavoro di inchiesta lungo e meticoloso, svolto il quale puoi anche permetterti di smentire l’OMS, alzare i toni, seminare dubbi inquietanti e persino caldeggiare la trasgressione delle regole.

Messora, invece di cimentarsi in questo compito arduo e faticoso, ha preferito ottenere audience nel peggior stile della televisione trash, mettendo davanti alla telecamera un personaggio la cui unica patente di credibilità sull’argomento deriva dall’essere ‘controverso’ e lasciandolo parlare a ruota libera; insomma, ha puntato sul sensazionalismo per riscuotere viralità (missione compiuta: il video ha riscosso finora due milioni di visualizzazioni a fronte di circa 350.000 iscritti al canale).

Barnard e molti altri hanno prevedibilmente scomodato Galileo Galilei, di cui Montanari dovrebbe rappresentare una sorta di moderno epigono. Essi, enfatizzando la ‘sfida ai dogmi della scienza’ intrapresa dal genio pisano, si sono concentrati sul coraggio nell’affrontare solo contro tutti la Chiesa cattolica malgrado le prevedibili ritorsioni, fatto però che testimonia della sua grandezza umana, non di quella scientifica. Quest’ultima gli deriva dalle osservazioni accurate e dall’elaborazione di un metodo (quello ipotetico-deduttivo) che gli ha permesso di confutare le conoscenze della sua epoca e dimostrare la veridicità delle sue affermazioni anticonformiste. Spero che neppure i più sfegatati ammiratori di Montanari si spingano a considerarlo un fautore di rivoluzioni epistemologiche.

Accantonati i paragoni del tutto fuori luogo, potrebbero sembrare più consoni confronti con figure che, non meno audaci di Galileo, si sono scontrate frontalmente contro potenti lobby e interessi economici consolidati. Si può tracciare un parallelismo, ad esempio, con le vicissitudini di Rachel Carson?

In realtà, i due non hanno molto da spartire. Certo anche questa pioniera dell’ambientalismo, come il nanopatologo modenese, non ebbe paura di usare toni forti, attirandosi l’antipatia di svariati cattedratici e subendo pesanti campagne diffamatorie orchestrate dall’industria della chimica; diversamente da lui, però, la biologa statunitense, prima di pubblicare Primavera silenziosa – pesante atto d’accusa  contro l’impiego del DDT e dei fitofarmaci in agricoltura – dedicò quattro anni a intense ricerche bibliografiche e contatti con numerosi scienziati di istituzioni pubbliche come i National Institutes of Health e il National Cancer Institute; consapevole dei suoi limiti, sottopose la maggior parte dei capitoli scientifici alla revisione di specialisti (qui per chi fosse interessato a maggiori dettagli).

Il succo della faccenda è che la qualità fondamentale di uno studioso non è il coraggio o l’originalità, ma il rigore, lo stesso che dovrebbe caratterizzare il giornalista nel diffondere le notizie: al riguardo, Montanari e Messora non hanno dato grande prova di sé. Il primo, laureato in farmacia senza alcuna competenza riconosciuta nel campo della virologia e dell’immunologia, disserta polemicamente di Coronavirus sottraendosi alle procedure di validazione scientifica, senza aver condotto e pubblicato alcun tipo di ricerca; ciò nonostante, il secondo lo eleva ad auctoritas cercando il consenso facile di coloro che, non senza ragioni, nutrono sfiducia verso l’industria farmaceutica e le istituzioni pubbliche, per cui sono portati ad accogliere con favore qualsiasi voce ‘contro’.[3]

Per quanto mi riguarda, la controinformazione si trova a un bivio: o trova finalmente la sua dimensione distinguendosi dal giornalismo tradizionale sul piano metodologico, oppure, se punta alla viralità limitandosi ad avallare autoreferenzialmente contenuti bizzarri e ‘politicamente scorretti’ solo per apparire a tutti costi ‘fuori dal coro’, non ha alcun futuro, poco importa il clamore che riesce a suscitare. Del resto, non varrebbe proprio la pena di trasformarsi in delle Barbara D’Urso più seriose ed erudite, ma non meno vacue e pericolose.

 

[1] In sintesi, nei tre filmati incriminati Montanari sostiene che il Covid-19 sia un virus creato in laboratorio, che il numero di morti attribuito a tale patogeno sia sovradimensionato, che siamo di fronte a una “epidemia inesistente” contro la quale vengono intraprese misure esagerate e dannose, che l’eventuale vaccino sarebbe solo una trovata commerciale completamente inutile.

[2] Le accuse e la solidarietà si sono concentrate su Messora non solo in quanto più noto degli altri due youtuber coinvolti nella denuncia – Leonardo Leone e Salvatore DetoxStart – ma anche perché l’editore di Byoblu è del tutto assimilabile a un vero e proprio giornalista, pur non essendo iscritto all’Ordine. Da qui deriva anche la necessità di un comportamento più rigoroso di quello di un normale creatore di contenuti.

E’ bene specificare che, dei tre video incriminati, quello di Byoblu è stato pubblicato per ultimo, quando cioé le opinioni di Montanari riguardo al Covid-19 erano note ed era prevedibile lo scandalo che avrebbero suscitato una volta diffuse da un soggetto con maggiore esposizione mediatica dei precedenti.

[3] Se fossimo capaci di superare categorie manichee quali ‘ufficiale’ e ‘alternativo’, si paleserebbe un fatto di per sé abbastanza evidente: Byoblu che invita il dottore in farmacia Montanari facendolo passare per esperto di virologia non si differenzia concettualmente dai grandi organi di informazione che ospitano le stroncature malinformate della farmacologa e genetista Elena Cattaneo contro l’agricoltura biologica oppure le discutibilissime opinioni del fisico Antonino Zichichi e altri studiosi estranei alla climatologia riguardo al global warming. In tutti questi casi, si cerca di far breccia sull’opinione pubblica attraverso campagne mediatiche dove si sfrutta un testimonial non specialista dei temi trattati che deve risultare convincente grazie o all’autorevolezza acquisita in altri campi o alla sua fama di ricercatore anticonformista (unica differenza, effettivamente non trascurabile: ‘cane non mangia cane’, per cui Burioni e i suoi amici non sono soliti adoperare verso i membri dell’Accademia la stessa verve inquisitoria riservata ai cani sciolti alla Montanari).

Ultima importante precisazione: non mi permetto di disquisire dei meriti e delle competenze di Montanari nel suo settore di competenza (la microchimica), così come non contesto la sua buona fede – né tantomeno quella di Messora – non essendo del resto garanzia di alcunché; proverbialmente, la strada che conduce all’inferno è lastricata di buone intenzioni.

 

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