Nicola Cosentino, parlamentare su cui pende una richiesta di arresto per concorso in associazione camorristica, ha dichiarato che il voto con cui la Camera ha negato l'utilizzo delle intercettazioni a suo carico è una misura che "rafforza Berlusconi". Venendo da una persona accusata da più collaboratori di giustizia di essere collegato al clan dei casalesi, si tratta di una affermazione sicuramente inquietante. Un suo solidale, il mistro Rotondi, ha dichiarato: "il Parlamento non è una casta ma nemmeno un'istituzione che può essere intimidita". Davvero paradossale: è la magistratura a 'intimidire', non più le mafie. Eppure il povero Sebastiono Vassallo non è stato intimidito e ucciso da giudici, bensì da quell'associazione criminale su cui le intercettazioni 'irrilevanti' facevano cadere pesanti sospetti di appartenenza da parte di 'Nick O'Americano'. Dopo il silenzio del governo sulla morte del coraggioso sindaco campano, non c'era di meglio per rendergli omaggio che impedire alla magistratura di utilizzare prove contro Cosentino. Del resto, se invece di battersi per la tutela dell'ambiente si fosse dedicato alla speculazione economica e se avesse potuto vantare guai giudiziari, siamo sicuri che ora Vassallo non sarebbe all'altro mondo ma probabilmente occuperebbe le massime leve del potere regionale e nazionale al pari del buon Nick.
In fondo Rotondi ha ragione, il Parlamento non è una casta. Dopo il voto su Cosentino e la trattativa per portare Cuffaro e l'ala siciliana dell'UDC nel governo, oramai è davvero una cosca come sostiene da tempo Travaglio. Allora sia: lunga vita a Cosentino e abbasso Vassallo.
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